Di casa in casa!

Alcuni critici contestano ai Testimoni di Geova la loro assiduità nel praticare proselitismo bussando alle porte. Alcuni proclamano la non biblicità di questo metodo, accusando una volta di piu' la TNM per come traduce alcuni passi ad esso collegati. I piu' arditi arrivano addirittura ad affermare che si tratti di un'espediente direttamente derivato dal marketing americano.

Cosa dicono veramente le scritture e in quale situazione predicarono Gesu' ed i suoi primi discepoli?

Commentando Atti 20:20, Randolph O. Yeager ha scritto che Paolo insegnava "tanto in assemblee pubbliche [demosìa] che di casa in casa ([katà] distributivo con l’accusativo). Paolo aveva trascorso tre anni a Efeso. Aveva fatto visita a ogni casa, o per lo meno predicato a tutte le persone (versetto 26). Ecco un’autorizzazione scritturale per evangelizzare di casa in casa nonché in adunanze pubbliche"(w91 15/1 11). Ma cosa poteva significare compiere quest’opera per i primi cristiani? Quali edifici si trovavano davanti? Differenti dai nostri? E le persone erano in casa?

La casa, come un forte

La casa tipica della Grecia antica era tutta chiusa su se stessa. Le finestre davano sulla corte interna e, dall’esterno, la casa appariva come una piccola fortezza, senza grandi aperture visibili.

L’antica parola greca "ladro’ letteralmente tradotta significa "scava-muri", proprio perché per entrare in una casa di nascosto era necessario fare una breccia nel muro esterno. La maggior parte delle case aveva la facciata rivolta verso sud, in modo che d’inverno l’abitazione fosse riscaldata dal sole mentre, in estate, la zona abitata era quella in ombra, sempre fresca. Le case erano tutto tranne che imponenti, ma in realtà soltanto le donne, i bambini e gli schiavi trascorrevano la maggior parte della giornata tra le mura domestiche. Gli uomini dell’antica Atene, infatti, passavano la maggior parte del loro terno nei luoghi pubblici (ginnasio, agorà, edifici pubblici) e si recavano a casa. soltanto per dormire. (A questo proposito La Torre di Guardia del 15 giugno 1992 diceva: "Anche noi dovremmo studiare il territorio in modo da andare a pescare, per così dire, quando la maggioranza della gente è in casa e disposta ad ascoltare". Osservando attentamente le abitudini sociali si è riscontrato che in molti quartieri periferici e zone residenziali può darsi che le persone siano a casa la mattina presto del sabato e della domenica quando bussiamo alla loro porta, ma in genere a quell’ora non sono molto disposte ad ascoltarci. Se questa è la situazione nella vostra zona, potreste cambiare orario visitandole nella tarda mattinata o forse nel pomeriggio? Questo è un buon modo per migliorare l’efficacia del nostro ministero e anche per mostrare considerazione al prossimo, una dimostrazione di vero amore cristiano. — Matt. 7:12. In Filippesi 4:5 l’apostolo Paolo ci ricorda: "La vostra ragionevolezza divenga nota a tutti". In armonia con questa esortazione ispirata, vogliamo essere equilibrati e ragionevoli nei metodi che usiamo per adempiere con zelo ed entusiasmo il nostro incarico di predicazione. Non vogliamo ‘trattenerci dall’insegnare pubblicamente e di casa in casa’, ma vogliamo assicurarci di compiere il ministero di casa in casa in orari ragionevoli e produttivi. (Atti 20:20) Come i pescatori israeliti del I secolo, vogliamo andare a ‘pesca’ negli orari che possono risultare più fruttuosi, e non in quelli più comodi per noi. Quali cambiamenti si potrebbero fare? In genere il sabato e la domenica mattina le adunanze per il servizio di campo si tengono alle 9,00 o alle 9,30, dopo di che il gruppo si reca subito sul territorio per iniziare l’opera di casa in casa. Comunque alcuni corpi di anziani hanno ritenuto più opportuno che il gruppo partecipi ad altre fasi del ministero, svolgendo ad esempio l’opera stradale o predicando nel territorio commerciale o facendo visite ulteriori, prima di andare di porta in porta nelle zone residenziali in un orario più adatto. In certi territori l’orario migliore per tenere le adunanze per il servizio di campo può essere il primo pomeriggio, anziché la mattina. Questi cambiamenti possono contribuire a rendere più fruttuosa l’opera di porta in porta. km 11/98 3-4 §§5-7).

Le case più grandi erano divise in due parti, una per gli uomini: l’androceo, una per le donne il gineceo. Nella zona riservata alle donne poteva entrare soltanto il padrone di casa, oltre alle donne e ai bambini. La camera da letto della coppia era in questa parte della casa. Solitamente il gineceo era situato nel piano superiore della casa.

Anche le case romane, come quelle greche, avevano finestre che si affacciavano unicamente sulla corte e soltanto una porta d’ingresso che si apriva sulla strada, talora custodita da uno schiavo che poteva anche essere armato di bastone proteggere la tranquillità dei padroni.

(Ai giorni degli apostoli, certe abitazioni avevano un portiere. Quando Pietro, liberato di prigione da un angelo, bussò a casa di Maria la madre di Giovanni Marco, andò a rispondere alla porta una servitrice di nome Roda. (At 12:12-14) La portiera dell’abitazione del sommo sacerdote chiese a Pietro se era uno dei discepoli di Cristo. — Gv 18:17. it-2 620. Nel vostro territorio ci sono grandi palazzi custoditi da un portiere? Forse ci sono complessi residenziali protetti da sistemi di alta sicurezza che sono irraggiungibili con l’opera di porta in porta. È forse stato negato alla congregazione il permesso di predicare la buona notizia in qualche base militare o in qualche complesso cui si accede solo con permessi speciali situato nel territorio locale? Molto probabilmente coloro che vivono in questi luoghi non hanno mai sentito parlare delle benedizioni del Regno di Dio. Ci sono persone che non si trovano mai a casa? Non dobbiamo perdere le speranze di raggiungere queste persone solo perché è difficile contattarle. Cosa pensa Geova in merito? L’apostolo Pietro scrive: "Geova . . . non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento. . . . Inoltre, considerate la pazienza del nostro Signore come salvezza". (2 Piet. 3:9, 15) Sono in gioco delle vite, e Geova si interessa di ciascuna di loro. (Matt. 18:14) Come possiamo mostrare il genere di compassione e di misericordia che Geova manifesta per queste persone? Assicurandoci che tutti coloro che abitano nel nostro territorio ricevano testimonianza. — Atti 20:20, 21; Riv. 14:6, 7. km 8/93 3. Se ci intimano di rispettare ciò che dice un cartello del genere, o se coloro che sono autorizzati ribadiscono che la nostra presenza non è gradita, dovremmo quietamente andarcene e forse cercare di dare testimonianza in quel luogo in un’altra occasione. "Siete pregati di andarvene". Se a un proclamatore è richiesto di andarsene dal palazzo in cui sta predicando, con tatto può mostrare che la sua opera è di natura religiosa e della massima importanza e che è un servizio pubblico. Se l’obiezione dipende dal fatto che stiamo predicando di domenica, cercate di disporre di tornare in un giorno diverso. Se, dopo averle parlato con calma, la persona vi intima di andarvene, dovreste acconsentire. Non è saggio insistere sui propri diritti e creare ulteriori disturbi o arrivare addirittura a farsi arrestare senza che ce ne sia bisogno. Se è consigliabile, il proclamatore può tornare in un’altra occasione o scrivere di persona per dare testimonianza a coloro che abitano in quell’edificio. Nel caso torniate, il discernimento vi può consigliare di visitare solo alcune abitazioni. Più avanti tornate ancora per visitarne alcune altre. Se tenete note accurate di tutti gli inquilini, tutti possono alla fine ricevere testimonianza. "Non potete entrare nel palazzo". Il discernimento suggerisce che si seguano le parole di Proverbi 15:1: "La risposta, quando è mite, allontana il furore, ma la parola che causa pena fa sorgere l’ira". Perciò, come già detto, di solito è meglio non insistere a far valere i propri diritti. Tuttavia, in alcuni luoghi nei quali non ci viene permesso di entrare, può essere utile fissare un appuntamento con l’amministratore per spiegare la nostra opera e ottenere il permesso di predicare nell’edificio. Inoltre può darsi si possa entrare in un palazzo in un modo normale e legale e visitare una o più famiglie alla volta, senza farsi notare da coloro che si oppongono. Naturalmente, questo va fatto con discrezione. In ogni caso si dovrebbe salvaguardare la dignità della nostra opera, così che facciamo "ogni cosa alla gloria di Dio". — I Cor. 10:31. km 8/85 4. Ma che dire se il portiere o il personale di sicurezza vi dicesse di uscire dall’edificio? Di solito, è meglio accondiscendere subito. Ogniqualvolta è possibile, vogliamo evitare le discussioni e le conseguenti minacce di intentare azioni legali o chiamare la polizia. Se ne abbiamo la possibilità, possiamo con tatto e con gentilezza spiegare il motivo della nostra presenza a chi ce lo chiede. "Ditegli che comprendete il suo difficile problema di accontentare gli inquilini, e mostrate di capire che lui ha il compito di preservare la sicurezza", suggerisce un pioniere molto esperto nel dare testimonianza nei palazzi. Forse, in questo modo, vi sarà permesso di restare nell’edificio. Ma, in caso contrario, andatevene mostrandovi gentili. — Col. 4:6. Ricordate: non considerate il portiere o il personale di sicurezza vostri nemici. Sono lì per lavorare e, nella maggior parte dei casi, non hanno pregiudizi nei confronti dei testimoni di Geova. "I proprietari danno istruzioni al portiere di non fare entrare nessuno", spiega il portiere di un condominio composto da 62 appartamenti. "In alcuni condomini si segue il principio di non far entrare estranei, a meno che non siano stati invitati da uno che risiede nel palazzo". Perciò, dobbiamo accettare il fatto che i proprietari di alcuni appartamenti hanno inserito nei contratti d’affitto delle clausole con le quali si riservano il diritto di stabilire chi può andare o meno a far visita ai loro inquilini. Se un inquilino accetta che il padrone di casa prenda per lui questa decisione tanto importante, allora si pone sotto "la responsabilità della comunità", e noi non insisteremo a voler fargli visita. Questo non significa, comunque, che in questi casi non cercheremo più di dare una completa testimonianza. km 11/85 3-4)

Le case dei cittadini molto abbienti erano spaziose e comprendevano l’atrio d’ingresso, la sala di ricevimento e il peristilio, un giardino circondato da un porticato a colonne con alberi e fontanelle. Varia era la disposizione della sala da pranzo, delle camere da letto, dei locali di servizio. I vari ambienti erano poi abbelliti da dipinti, mosaici e statue. Le case signorili unifamiliari non erano però molte nella città di Roma. Documenti del IV secolo d.C. ricordano soltanto 1800 case unifamiliari e ben 46000 appartamenti d’affitto in grandi casamenti plurifamiliari, detti insulae; ciò significa che migliaia di cittadini vivevano in condizioni assai modeste.

Gli appartamenti in affitto non erano davvero molto confortevoli. Si trattava di edifici di più piani poco luminosi, senza comodità senz’acqua, in condizioni igieniche sovente pessime, innalzati su aree ristrette:.. 200-400 m2. I soffitti dei piani superiori erano bassi, mentre quelli del pianterreno erano più alti e stretti. Nei locali di quest’ultimo piano, per lo più adibiti a botteghe e laboratori, gli occupanti erano soliti costruire soppalchi di tavole, sfruttando appunto l’altezza dei soffitti per ricavare vani da abitare. (cfr. km 11/85 Inserto; km 9/96 6)

Le costruzioni romane nella campagna erano ben diverse sia dai casamenti a più piani abitati dal popolo delle città sia dalle case dei ricchi. Diamo un’occhiata a una di queste villae, o grandi cascinali. Le dimensioni della cascina erano in proporzione con quelle del territorio agricolo e con il numero degli animali, principalmente da soma, che dovevano trovarvi ricovero. (cfr km 7/75 7)

Anche la casa romana non era ricca di mobili. Caratteristica di tutte le abitazioni era la presenza del focolare e del larario, un tabernacolo dove erano conservate le immagini dei Lari, divinità protettrici della famiglia.

N.B. Tutte le informazioni storiche sono tratte integralmente da: Le civiltà del passato Vita quotidiana nell’antichità di Pavel Augusta e Frantisek Honzak - Fabbri Editore, le informazioni tra parentesi non sono commenti ma stralci integrali delle pubblicazioni citate.

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